BUON TEMPO ORDINARIO!
COMUNIONE... NON TEMERE...
Ogni rottura di comunione è mancanza di amore e di perdono.
(fra Adalberto Piovano)
Tu sei, Signore, il nostro coraggio, che ci aiuta a non cedere alla notte.
(fratel MichaelDavide)
La Parola XVI domenica del Tempo ordinario 21 luglio 2024 .In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose... (Marco 6, 30-34 PER LA RIFLESSIONE SULLA SPALLA DI DIO La risposta di Gesù alla folla che lo assedia non sono miracoli o guarigioni, sono gli apostoli, inviati a prendersi cura; sono io, siamo noi, se impariamo il cuore di Dio. Da quel pellegrinaggio fatto a due a due, i dodici sono tornati. E il successo è evidente: così tanta gente che non avevano neppure il tempo di mangiare. E Gesù li vede stanchi. Annunciare stanca. Farlo con cuore e senza mezzi stanca anche di più. Abbiamo una malattia tutta cattolica che è quella di essere eroici, di non mostrare mai cedimenti, mai crepe, di essere sempre sul pezzo. Il vangelo di oggi dice altro: c’è tanto da fare in Israele, malati, lebbrosi, vedove, ciechi, eppure Gesù, invece di buttare i discepoli dentro il vortice del dolore cosa fa? Li porta via con sè, per insegnar loro qualcosa. Questo meraviglioso vangelo rivela la prima delle tre cose che Dio vuole per noi: lui vuole persone felici, non cerca eroi. Andiamo a riposarci un po’. Non dice ai dodici: andiamo a pregare o a ripassare la lezione. No, andiamo in vacanza! Andiamo a fare semplicemente le creature, senza uno scopo, e la vita si prenderà cura di noi. Sbarcano e subito sono circondati da più gente di prima. Addio silenzio, finita la pace, tutti i programmi saltati. Il progetto era sacrosanto. Andiamo a tirare il fiato, e Dio non glielo lascia fare. C’è di che innervosirsi. Ed ecco che Gesù anziché dare la priorità al programma dà la priorità alle persone: sappi che tu vali più dei programmi, perfino di quelli di Dio. Il motivo è detto in queste due parole: Gesù prova compassione. Il termine indica un morso, un crampo, uno spasmo dentro, un male allo stomaco. La prima sua reazione è provare dolore per il dolore del mondo. Tutto quello che segue deriva da questo. Gesù chiama i dodici e affida loro questo suo sentimento che dovranno preservare, custodire, salvare. Devono imparare le viscere di Dio, ed è la seconda cosa che Lui vuole per noi. Se c’è, fra noi, gente che sa ancora provare compassione davanti al dolore dell’uomo e della donna, allora c’è ancora speranza per il mondo. Terzo atto della sinfonia della vita. Gesù vede, prova compassione e parla: si mise a insegnare molte cose. Forse abbiamo dimenticato che c’è una vita profonda in noi, e Gesù la raggiunge, e allora è come una manciata di luce gettata nel cuore di ciascuno, a illuminare la via. La risposta di Gesù alla folla dolente che lo assedia non sono miracoli o guarigioni, sono gli apostoli, inviati a prendersi cura; sono io, siamo noi, se abbiamo imparato il cuore di Dio. Dio vide ciò che aveva fatto: bello! Lo amò, e poté riposarsi. Amare riposa! Andiamo in vacanza con Dio! Proviamo a riposare con lui: una preghiera al mattino, un piccolo brano, un silenzio breve ma intensamente cercato. Cerchiamo un luogo in cui posare la testa sulla spalla di Dio. È il grande insegnamento di quel giorno: impariamo uno sguardo che abbia commozione e tenerezza, e poi le parole di cura nasceranno.(padre Ermes Ronchi) Per l'approfondimento delle letture vai alla pagina
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Letture... per te Manuel il piccolo guerriero della luce Questo libro è la biografia di un bambino scritta a quattro mani da Valerio Boccia, per otto anni direttore generale e direttore editoriale dell’editrice LDC, e da Enza Maria Milana, madre di Manuel E’ una storia bellissima. Ma come può essere bella la storia di un bimbo morto di tumore a 9 anni dopo anni di atroci sofferenze? Eppure in tutto il libro si respira aria di fede e di Amore di Dio Il libro descrive la breve vita di Manuel Foderà segnata dalla sofferenza offerta per amore e per la conversione dei cuori induriti. Egli sapeva di aver ricevuto da Gesù una missione e definiva se stesso “guerriero della luce”: portava a tutti luce e speranza, dicendo che Gesù ci ama più di quanto noi possiamo amare Lui. La comunione per lui era una vera intima unione con il suo grande Amico Gesù. Aveva in Lui una “fiducia incondizionata, smisurata” e Gli ha spalancato la porta del suo cuore. Ha terminato la sua vita terrena, ma non la sua missione, a 9 anni, ed è riuscito ad entrare nel cuore di tanti: bambini, medici, suore, preti, frati, vescovi e tanti tanti altri. A tutti regalava sorrisi, anche quando soffriva terribilmente, e preghiere. La lettura di questo libro fa bene al cuore, fa riflettere sul senso della vita e della sofferenza e trasmette “luce”. Questo libro è stato fortemente voluto dallo stesso Manuel, che ha chiesto alla sua mamma di scrivere molti libri su di lui, perché tutti potessero conoscere la sua storia. La mamma Enza prendeva appunti e, come Maria, serbava ogni cosa meditandola nel suo cuore. E’ stata non solo testimone attenta e premurosa, ma anche sostegno nei momenti più difficili.
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